MEZZO PIENO O MEZZO VUOTO, KYO & JITSU

4/02/2018

Secondo la cultura orientale, due delle caratterizzazioni importanti della condizione dell’energia vitale sono proprio queste: la mancanza e l’eccesso di energia. Si tratta di concetti apparentemente complessi, che però è possibile e utile spiegare anche con esempi quotidiani.

Nel nostro vivere operiamo continuamente e istintivamente delle scelte, assegnando a qualche nostra capacità un ruolo primario, confortati dalla sicurezza con cui questa ci consente di esprimerci e occupare il nostro spazio/tempo. Sono, apparentemente, le nostre risorse, su cui facciamo affidamento (Jitsu, il pieno). D’altro canto, a volte succede di renderci conto che un’altra capacità rappresenta il nostro punto debole, magari può essere quella che in qualche occasione ha dato cattiva prova di sé: ci ha fatto temere di non essere all’altezza, e così l’abbiamo istintivamente accantonata, come a negarle importanza (Kyo, il vuoto).

Sembrano scollegate, ma in realtà è naturale che più evitiamo di coltivare la capacità carente, più ci rifugiamo nella nostra “carta di briscola”. E per un po’ va bene, ma può venire il momento (e di solito accade) in cui la capacità utilizzata in eccesso mostri la corda e cominci ad esprimersi con proteste (sintomi) e segnali che ci mandano a cercare cure, quali che siano. Spesso ricorriamo ai mezzi per silenziare queste proteste, ammazza-dolori di vario tipo, comprensibilmente preoccupati di ritornare in forma.

In realtà, secondo la cultura orientale, quello è il momento di cui approfittare per chiedersi dove sta il vuoto, che è l’origine di tutto questo superlavoro del pieno. Cominciare ad esempio a rassicurarsi sull’esistenza e l’utilità delle capacità “Cenerentola”, nutrirla e rivalutarla, in modo che, tornata a fornire le sue risorse, cominci a scaricare il pieno onnipresente e logorato e ritorni un equilibrio dinamico più sano ed efficace.

 

 

Fonte: L’altra medicina magazine

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